mercoledì 1 dicembre 2010

Franco Battiato - Del sistema e sulla patria...

Ogni giorno, ci rendiamo conto sempre più, di quanto tutto, sia divenuto effimero, mefitico, falso, e di come il tutto venga nascosto, sotto la coperta imbonitrice, dell'apparato mediatico.

Per ogni vicenda, "il sistema" ci fornisce sempre tre versioni - quella formale, quella informale e quella ufficiosa - dalle quali a loro volta, ne scaturiscono altre, figlie di politologi, di sociologi, di psicologi, di criminologi, di giornalisti, di commentatori, di opinionisti (categoria quest'ultima, che da quando annovera fra i suoi ranghi personaggi come "Platinette" o forse sarebbe meglio chiamarlo col suo vero nome, "Maurizio Coruzzi"), "veline varie" e partecipanti ad ogni sorta di "programma demenziale", ha perso non solo credibilità, ma anche la sua funzione educativa, socio-culturale).


Già questo di per sé la dice lunga, su quale sia "l'interesse reale del sistema" e su quanto gliene importi della verità, che - a differenza delle loro pretestuose e contrastanti versioni - è una. La verità è una, poi, che vi possano essere diversi punti di vista interpretativi, nella ricerca di spiegazioni, sulle cause o sulle conseguenze, mi pare ovvio, ed in una certa misura, anche accettabile. Ma resta il fatto, che la verità è una.


C'è un testo, che più di qualunque altro, descrive la realtà del "sistema", oggettivamente, con il linguaggio semplice - a tratti disarmante - della verità; non è di un filosofo, né di un sociologo, né di un letterato e non è neanche il manifesto di un rivoluzionario, di un visionario o di un sognatore; nemmeno il discorso di vecchi che non accettano la modernità o di giovani che non la comprendono, perché non la vivono come tale, ma solo come il loro tempo. Esso, è il compendio di tutto ciò. Scritto da un uomo, che con gli occhi dell'essere umano - vero, non come coloro (la massa), che lo sono solo per definizione - guarda il mondo, vede lo sfacelo della civiltà e soffrendone "Me ne vergogno un poco e mi fa male", riesce a mostrarcelo, in ventun righe.


È il testo di "Povera patria", canzone di "Franco Battiato", contenuta nell'album "Come un cammello in una grondaia", pubblicato nel "1991". È straordinario pensare che nel 1991, non era ancora esplosa "tangentopoli", e alla luce di ciò, suona quasi come una premonizione;  non c'era ancora stato nemmeno l'avvento della "Seconda Repubblica", eppure si potrebbe pensare che la stesse descrivendo; di "Berlusconi", neanche l'ombra, ben "pochi sapevano che esistesse", "chi fosse" e non si erano ancora insediati i suoi governi, né il "primo", né il "secondo" né il "terzo" e tantomeno il "quarto", ma rileggendolo oggi, quel testo, sembra proprio raccontarci l'Italia odierna, maltrattata e intrappolata dal peggior pensiero nichilista, il  "berlusconesimo".


Un altro aspetto straordinario di questo testo è la sua universalità e l'assenza di una connotazione temporale: leggendolo come cittadino italiano, sono certo che la patria descritta è l'Italia, ma leggendolo come cittadino italiano residente in Svizzera da molti anni, sono sicuro che la patria di cui parla è la Svizzera.


L'unicità di questo brano, sta nel fatto che "Francesco Battiatoha descritto tutte le patrie del mondo, di tutte le terre, di qualsiasi epoca e il tutto, in ventun righe...




"Povera patria"


Povera patria schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame che non sa cos'è il pudore
si credono potenti e gli va bene quello che fanno
e tutto gli appartiene

Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni
questo paese è devastato dal dolore
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore

Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.

Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali
nel fango affonda lo stivale dei maiali
me ne vergogno un poco e mi fa male
vedere un uomo come un animale

Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà

Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere


La primavera intanto tarda ad arrivare.










Nota: Tra i tanti video di "Povera patria" su Youtube, ho scelto questo di "picklede", per le immagini associate e per come le ha associate.


P.S.  Sul concetto di patria, tornerò a disquisire in altri post, poiché credo che il patriottismo, insieme ad altri concetti quali campanilismo, regionalismo, provincialismo e nazionalismo, essendo storicamente portatori di divisioni, sofferenze e guerre, debbano essere estirpati dalle menti, in maniera definitiva.

Nessun commento: