sabato 12 febbraio 2011

Io sto - senza dubbio - dalla parte di Assange. E tu?









Da parecchi mesi ormai, è in atto il tentativo - internazionale (poiché sono in tanti, in diverse nazioni, ad aver commesso porcherie di ogni genere, a danno delle loro popolazioni, nascondendosi dietro l'impenetrabile scudo del segreto di Stato), ma orchestrato sempre dallo stesso "Mangiafuoco", che da un centinaio d'anni, muove i burattini a suo piacimento nello scacchiere internazionale, in tre quarti del pianeta - di mettere a tacere "Wikileaks". Ma non riuscendoci - per ovvi ed evidenti motivi - l'unico modo che gli rimane per raggiungere il loro obiettivo, è colpire Jiulian.


Colpirlo nella sua persona, nella sua vita privata, minando la sua credibilità e mettendo in dubbio la sua onestà morale. Non voglio ora qui addentrarmi, né nello specifico fatto di cui è accusato "violenza sessuale" - poiché la vicenda rasenta il ridicolo, né su tutta la retorica - del perché lo fa o del chissà chi c'è dietro, etc. - figlia di quella stupida mentalità, secondo la quale "nessuno fa niente per niente" (dimenticando fra l'altro, che la storia è piena zeppo di uomini, che hanno dato la vita per degli ideali). Secondo me in realtà, i retori, non fanno altro che proiettare sé stessi sugli altri, perché loro sì "non fanno niente per niente", ed è anche per questo che il sistema è corrotto.







Parentesi C'è una cosa, che trovo riprovevole e mi da il voltastomaco. Ogni volta che emerge un documento su un reato - quindi, una prova - la prima domanda che si pongono è "Come ha fatto ad entrarne in possesso?" e tutta l'attenzione verte in quella direzione, accusando chi lo ha reso pubblico e tralasciando di fatto, il reato commesso.

È successo a me personalmente, di entrare in possesso di un documento interno di un'ufficio dello Stato - annesso ad un procedimento civile a carico di un conoscente, che seguivo in qualità di volontario e che aiutavo nella pratica - dove la mia persona, veniva descritta in modo a dir poco offensivo. Mi recai da un amico avvocato, per denunciare l'autore del documento per diffamazione e la prima cosa che mi chiese dopo averlo letto, fu: "Come fai ad averlo?". Incredibile! Si interessano di più sul come e perché se ne è in possesso, che non sul contenuto del documento. Giusto per la cronaca: ho presentato regolare denuncia penale per diffamazione al Ministero Pubblico il 24 novembre 2009, ma a tutt'oggi, il nulla... (Sic!).

In Ticino, ne abbiamo avuto l'ennesimo esempio, qualche anno fa, nella vicenda dei "permessi facili" (si rilasciavano passaporti, permessi di domicilio - dietro bustarelle - agli amici degli amici...) venuta alla luce, solo grazie ad una lettera anonima di quello che venne poi chiamato "il corvo" - un dipendente dell'Ufficio permessi e passaporti - che vedendo ciò che accadeva, decise di denunciarlo e per paura di ritorsioni, scelse la forma anonima. Fu dimostrato il mal'andazzo, ma alla fine anziché ringraziarlo per il servizio reso alla collettività, "il corvo" fu condannato per "violazione del segreto d'ufficio". Fra l'altro, nello stesso ufficio e nell'opinione pubblica c'è stata un po' di agitazione, quando poco tempo fa si è scoperto che il "signor" Lele Mora, possiede un permesso di domicilio, che pare gli sia stato rilasciato - guarda caso - in concomitanza con l'avanzare dell'indagine italiana a suo carico, per "evasione fiscale". Quindi se ne può dedurre, che una volta calmate le acque sul caso sollevato dal "corvo", le cose sono più o meno, tornate a funzionare come prima.

Che dire poi, del caso di "Alvaro Lojacono Baragiola" [il terrorista, che non poté essere estradato in Italia per scontare l'ergastolo, inflittogli nel 1994 per il caso Moro, poiché ha la doppia cittadinanza (la madre è svizzera)], se non: leggi "qui", ascolta "qui" (le sconvolgenti dichiarazioni sulla posizione che assunse a riguardo lo Stato elvetico) e "qui", così puoi fartene un'idea. Tua personale.

La gravità dei reati, risiede nel reato e bisogna perseguire chi li commette, non chi contribuisce a denunciarli! Quindi, tutto ciò che contribuisce alla verità - soprattutto quando scoperchia le malefatte delle autorità - per me è oro. Perciò, sto dalla parte di Julian, perché senza il suo lavoro, ancora più gente, crederebbe alle favole che ci raccontano (e mi pare che purtroppo ce n'è già fin troppa, nonostante le apodittiche rivelazioni di Wikileaks), come quella del portare la democrazia in Iraq. Grazie a Wikileaks, abbiamo potuto conoscere la vera faccia delle loro maledette "missioni di pace" in Iraq, come quella che si vede nel video seguente, ripresa dalla telecamera dell'elicottero, il cui equipaggio "pensa" (?!) che la telecamera in mano ad un reporter (si vede dal minuto1e59), sia un bazooka e quindi sterminano tutti i presenti in quel luogo, uccidendo dodici civili!













Senza Wikileaks, questo filmato non l'avremmo mai visto e nella società attuale, quello che non si vede, non esiste! E se per caso qualcuno avesse osato dire che, un'elicottero americano aveva sparato ed ucciso dodici civili inermi, sarebbe subito stato tacciato di essere un comunista, un filotalebano, un complottista, di essere antiamericano, e blablà... blablà... blablà... Per saperne di più, puoi guardare "Wikirebels" il documentario della televisione svedese Svt, sottotitolato in italiano da "ilfattoquotidiano.it", che svela cosa c'è dietro la storia di Wikileaks, che in soli tre anni, ha fatto più scoop di tutti gli altri media mondiali, addirittura più di quanti il Washington Post ne ha fatti in trentanni!



Anche l'On. Sonia Alfano, ha fatto un post molto interessante - una breve ma lucida analisi - dove chiede "Un giusto processo per Assange" e ne spiega i motivi, dettati, da timori che condivido. Mette in evidenza che l'accusa mossa a Julian, è "Un’accusa che esiste solamente nel paese scandinavo, che per questi reati prevede processi a porte chiuse, senza la presenza di pubblico o giornalisti ... questo pregiudicherebbe di molto la correttezza e l’imparzialità del processo a carico di Assange". Sottolinea come "la straordinaria solerzia investigativa utilizzata nei confronti di Assange è palesemente orientata a punire lui e Wikileaks per aver raccontato al mondo alcuni segreti inconfessabili". Deliziosa, quando dice "Pensavamo che un paese europeo all’avanguardia sui diritti e sulla libertà di stampa come la Svezia volesse offrire ad Assange asilo politico per proteggerlo dalle accuse degli Usa, dove Assange rischierebbe l’incriminazione e la pena di morte. E invece questo procedimento sa tanto di punizione conto terzi e poco di ricerca della verità processuale."




Naturalmente ci sono anche voci contrarie, come per esempio quella di Daniel Domsheit-Berg, l'informatico tedesco, che dopo essere stato braccio destro di Julian e portavoce di Wikileaks per tre anni, ha lasciato Wikileaks l'anno scorso, per forti contrasti con Julian, ed ha scritto un libro "Inside Wikileaks" - uscirà in Italia il 16 febbraio, edito da Marsilio - che promette scintille. Ho letto sul Corriere della Sera - edizione cartacea - di ieri, l'intervista (promozione del libro) a Domsheit-Berg intitolata "Wikileaks è diventato una setta, Julian capo assoluto"; l'ho cercata in rete, ma non è ancora presente nell'archivio del Corriere della Sera, però in compenso ho trovato "Assange? Un folle. Parola di un ex amico" il cui contenuto è identico. Oltre ad aver lasciato Wikileaks, ed aver scritto il libro, Daniel Domsheit-Berg sta lanciando "Open Leaks", il suo sito analogo e in concorrenza a Wikileaks. Questo, dà un significato diverso alle sue accuse nei confronti di Assange.


Se mai dovessi prendermela con qualcuno, non è certo contro Julian o contro Wikileaks, che ci mostrano le nefandezze che loro vogliono occultare, ma con coloro che si credono superiori allo stesso Dio che professano perché, non dimenticare che, se da un lato i talebani combattono al grido "Allah ak bar" Bush, nel discorso ai soldati in Iraq disse "In God we trust"Chiusa parentesi







Questo post, prende origine da un messaggio che ho ricevuto da "Luca", il gerente del "Növ Matag" un bar di "Mendrisio" (da me affettuosamente soprannominato "l'anello di congiunzione mancante tra l'uomo e la scimmia"), nel quale mi informava di una campagna - in corso - a favore di Julian Assange e di "Wikileaks".


Trovo assolutamente condivisibile l'obiettivo che la stessa si prefigge:

"L'obiettivo di questo progetto è duplice. In primo luogo, è quello di interrompere i tentativi del governo statunitense, di screditare e di perseguire Julian Asssange e di bloccare Wikileaks; in secondo luogo, è di contribuire a rendere attenta l'opinione pubblica americana, sulla potenziale perdita di libertà fondamentali, compresa la libertà di parola, la libertà di stampa e delle implicazioni che questo potrebbe avere, sulle società aperte in tutto il mondo. L'obiettivo, è quello di raccogliere il maggior numero possibile di firme."

Si tratta di una lettera all'indirizzo "depresidente Obama, dei senatori, dei membri del Congresso, del procuratore generale Eric Holder, del Dipartimento di Giustizia, e di tutti coloro che sono coinvolti, nel tentativo di perseguire Julian Assange, fondatore dell'organizzazione no-profit Wikileaks", che chiunque può sottoscrivere semplicemente inserendo il proprio nome e cognome, ed il luogo di domicilio, direttamente nella homepage del sito "Revolution Truth".









Per quanto riguarda le rivelazioni di Wileaks inerenti l'Italia, è interessante da leggere "Il piano di Berlusconi per controllare Blogspot e Youtube", pubblicato da ELPAIS.com | international.


Consiglio vivamente di leggere "Perché i giornalisti odiano Wikileaks" un articolo interessante sulla questione Wikileaks - Assange - giornalismo, scritto da Massimo Mantellini sul suo "manteblog" e che a mio avviso, mette l'accento sui punti giusti.




Aggiornamento - 10 maggio 2011:

Oggi, Julian - che vive agli arresti domiciliari in Inghilterra - ha ricevuto dalla "Sydney Peace Foundation", la "medaglia d'oro" per il suo « eccezionale coraggio nella difesa dei diritti dell'uomo »Il premio viene assegnato ogni anno da 14 anni e fino ad oggi, la medaglia d'oro è stata concessa solo ad altre tre persone: il "Dalai Lama", l'ex presidente sudafricano "Nelson Mandela" ed il giapponese "Daisaku Ikeda"La fondazione ha premiato Assange per la sua determinazione nel chiedere più trasparenza ai governi, rimettendo in discussione « secoli di pratiche segrete ».


2 commenti:

Francesco Zaffuto ha detto...

Quando arrivarono le prime rivelazioni scrissi sul mio blog che Assange meritava un nobel. Le rivelazioni non erano così sconvolgenti, comfermavano la m. del mondo con qualche documento in più. Chi fa opera di trasparenza crea una luce per il futuro dell'umanità.

Mario Circello ha detto...

Ciao Francesco, perfettamente d'accordo con te: meriterebbe a pieno titolo il premio Nobel!